E’  trascorso un anno dall’inizio della pandemia causata dal virus SARS- CoV-2  o covid 19  e tante cose sono cambiate, emerse, trasformate e stanno ancora cambiando quasi senza una fine chiaramente visibile.

L’assetto socio-economico ha preso un altro volto, le spaccature che abilmente si nascondevano dietro la “bella vita italiana” sono emerse prepotentemente, la fragilità’ del corpo umano ci ha riportato al concetto di vecchiaia, di morte, alla filosofia della caducità della vita’ e dal trascorrere del tempo. Concetti questi di cui si parla pochissimo o niente nelle scuole, in tv e a casa.

I rapporti sociali, adesso, nascono e muoiono on line perche’ “dove le trovo le persone?”, “siamo in quarantena e mi sento solo” “mi ha tradito on line”, e questo  a dimostrare ciò’ che già’ stava trasformando la nostra vita sociale ma che ora dopo il covid e’ aumentata: la dipendenza dai social. 

Abbiamo iniziato a vivere una vita parallela a quella reale dove mettere  tutta la nostra vita.

Non nego la potenza della digitalizzazione, ha aperto il mondo e stimolato il sapere, non accuso la possibilità’ di poter fare tutto anche a distanza, rifletto semplicemente su ciò’ che vivo ed osservo ogni giorno come mamma, come donna e come psicologa nel mio studio.

Ogni giorno ascolto storie di vita, storie di amori finiti bruscamente, di malattie che tolgono la voglia di vivere, di desideri inespressi e paura di cambiare.

Ed ecco che arriva il covid a buttare aggressivamente nei nostri occhi una nebbia fitta e umida che entra fin dentro le nostre ossa, una nebbia che già’ offuscava il nostro percorso ma che con grandi neon illusori e’ stata trasformata in un sole digitale.

Io credo’ che tutto ciò’ che si e’ manifestato cosi’ aggressivamente non e’ solo causa di un virus sconosciuto apparso all’improvviso per colpa di qualcuno o qualcosa; io credo che come le  filosofie millenarie insegnano, abbiamo una  relazione stretta ed interdipendente  con gli altri esseri umani e con gli animali, le piante,il mare, germi e batteri e non rispettandola andiamo a rompere un equilibrio che crea malattia e dolore.

Quando la convivenza e’ pacifica vuol dire che siamo in  equilibrio ed ogni giorno viviamo l’essere in salute e mangiamo, dormiamo, amiamo, lavoriamo, desideriamo, poi arriva qualcosa o qualcuno che dissesta un equilibrio già’ fragile e traballante e tutto sembra crollarci addosso.

La domanda che mi viene fatta più’ spesso dai miei pazienti e’: “ Come posso ritrovare il mio equilibrio?”.

Solitamente si aspettano grandi discorsi esistenziali e teorie psicologiche tirate fuori da qualche libro di Freud o Jung e invece io rispondo col cuore e chiedo loro di raccontarmi del loro ritmo circadiano: Cosa fanno nelle 24 ore, Il ritmo del sonno, dei pasti  e soprattutto quanto contatto hanno con la natura. 

Come posso pretendere che il mondo sia sano se non riesco ad essere sano dentro il mio corpo?

Tante persone dormono senza ritmo, mangiano troppo o niente o ad orari sballati non in armonia col ritmo dello  stomaco, sono seduti ore di fronte ad un computer in ufficio e poi tornano a casa con le loro avvolgibili abbassate e mai alzate perché’ tanto a cosa serve se non ho tempo di guardare il cielo fuori dalla finestra.

E’ trascorso più’ di  un anno da quando  non possiamo abbracciare gli altri, uscire senza mascherine, andare in palestra, andare a trovare i nonni, mangiare un gelato seduti in gruppo sull’erba; e’ più’ di un anno che tutto ci fa paura, toccare il cibo che compriamo, fare la fila alle casse, sederci non troppo vicini per non essere contagiati, arrabbiarci se qualcuno non rispetta la distanza di sicurezza.. Veramente credete che sia colpa del virus tutto ciò’?

Veramente un invisibile virus ha creato rabbia, aggressività’, dolore, paura, litigi, crisi, disturbi ossessivi e tanto altro o ha solo messo in luce ed amplificato ciò’ che già’ era pronto a germogliare?

Io credo che la responsabilita’ sia nostra, dell’ homo sapiens, l’ uomo sapiente il quale lentamente ha perso il contatto con la natura e con se stesso, ha perso il contatto con la sapienza interiore  e di fronte ad una crisi come questa non ha avuto gli strumenti per gestire questa onda altissima di dolore e di fine vita.

Quando il virus sparirà’, perché “panta rei”,’ tutto passa, come diceva Eraclito, come ci rialzeremo da questa caduta? Abbiamo due strade, o con rabbia per ciò’ che abbiamo perso o con voglia di vivere pensando a ciò’ che abbiamo imparato e sarà’ importante  riscoprire che il nostro essere qui sulla Terra non e’ eterno, che siamo esseri viventi che possono ammalarsi, morire, guarire, soffrire.

Insegniamo ai nostri figli il rispetto della natura, insegniamo che il nostro corpo e’ fatto delle stesse sostanze dell’Universo, che non siamo eterni come materia ma lo siamo come energia, insegniamo la fisica e la spiritualità’. Insegniamo ai nostri figli che nessun vaccino ci dara’ la forza dell’ amore perche’ quella la dobbiamo cercare ogni giorno dentro di noi e l’amore e’ una grande pandemia positiva.

Ora i nostri figli sanno, dopo questa esperienza, come si espande un virus, e se quel virus si chiamerà’ amore avrà’ effetti benefici. Essere salvi non significa non morire mai ma vivere consapevolmente in equilibrio con il nostro corpo e la nostra mente ed essere liberi di fare esperienza nel mondo reale. 

E’ meglio odorare un fiore che vederlo nello screen di un computer.