Quando si parla di maternita’, solitamente, ritrovo due tipi principali di reazioni, una e’: “Diventare madre e’ un dono, prendermi cura della casa e dei figli era quello che ho sempre voluto!, l’altra: “Sono distrutta, da quando sono madre non
so piu’ chi sono”.
Le sfumature emotive sono tante ma oggi voglio condividere piu’ da vicino “l’ombra della maternita’”. In realta’ condividero’ cio’ che la mia esperienza di madre e quella di psicologa, che incontra tantissime donne, ha portato alla mia consapevolezza giorno dopo giorno.
Quando vedete un pancione, qual e’ la prima cosa a cui pensate? Io di solito penso: “Che bello qualla donna avra’ un figlio e diventera’ mamma”. Quando veniamo al mondo, nasciamo come figli prima di tutto, siamo i figli della nostra mamma e del nostro papa’ . Con il passare degli anni un nuovo bisogno di indipendenza iniziera’ a farsi strada dentro di noi ma mai ancellera’ il nostro essere figli. Saremo figli per tutta la vita “. Dopo il parto saremo anche genitori per sempre, la nostra visione della vita si modifichera’, un nuovo senso di responsabilita’ bussera’ al nostro interno e sentiremo una forza incredibile che ci rendera’ coraggiosi e stanchi allo stesso tempo.
I 9 mesi trascorrono, il nostro corpo e la nostra mente si preparano al grande evento, ad essere sincera io piu’ che pronta mi sentivo esausta e non vedevo l’ora di partorire per tornare a sentirmi nuovamente “libera”. Non nego che le attenzioni che ricevevo in giro, anche da persone sconosciute mi piacevano, mi facevano gli auguri mentre camminavo per strada e mi offrivano il posto a sedere sull’autobus, sentivo tanto calore umano; ma ho anche conosciuto persone indelicate e irrispettose che hanno smosso la nuova energia che nasceva dentro di me, una energia di protezione che non era dedicata solo a me stessa ma al figlio che portavo in grembo.
In quel periodo ho capito quando le donne che incontravo nel mio percorso mi dicevano: “mi manca la pancia, mi sentivo speciale”. La pancia, in alcune donne piu’ che in altre, e’ come se riempisse dei vuoti di indifferenza e solitudine che si portano dentro per lungo tempo e la mancanza della pancia e’ un po’ come dire di non sentirsi piu’ speciale. Ecco perche’ la gravidanza e’ uno dei momenti piu’ creativi e pericolosi allo stesso tempo, una energia nuova e non familiare puo’ prendere diverse strade se non siamo ben ancorate.
Il tanto atteso giorno finalmente arriva, Il primo vagito, il primo respiro di vita nel mondo umano e veniamo appoggiati sul petto di nostra madre che caldo e morbido ci ricorda un po’ quella pace uterina che diventa subito un sogno evanescente.
Il battito del cuore della madre ci insegna sin da subito a respirare perche’ ci conduce nel ritmo della vita e da quel momento in poi una valanga di amore arriva in ogni angolo del nostro corpo attraverso latte, baci, coccole, bagnetti e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.
Impariamo sin da dentro la pancia ad essere figli, ancora prima di capire cosa voglia dire e nel corso degli anni cresciamo e diventiamo ribelli, secondo i nostri genitori, e non piu’ le brave bambine che eravamo anche se ce la mettiamo tutta per essere brave e andare bene a scuola ed essere amate ed accettate per quello che siamo.
Per non deludere i nostri genitori, proviamo a scegliere la scuola giusta, la compagnia giusta e il fidanzato giusto.
Poi un giorno grazie al fidanzato giusto decidiamo di formare una famiglia e generare la vita, e un seme nel nostro corpo diventa lentamente un essere umano.
Considerate che fortunatamente abbiamo 9 mesi per iniziare ad accettare questa trasformazione fisica e psicologica, ma a volte sembrano anche troppo pochi.
Il corpo e’ il primo maestro che ci insegna e ricorda quotidianamente in che cosa ci siamo imbattute. Lentamente la nostra identita’ che per anni e’ stata quella di figlia si trasforma, senza mai sparire, in quella di madre. E’ in questo periodo che vecchie incomprensioni con nostra madre possono riemergere, o difficolta’ relazionali che credevamo di aver superato ritornare senza motivo. Il materno idealizzato o demonizzato inizia a farsi sentire dentro di noi e bisogna fare i conti con questa sensazione mai provata prima; e’ arrivato il momento di riappacificarsi con la madre interna per fare spazio alla madre che stiamo diventando e che ancora non conosciamo.
Mentre la nostra psiche inizia questo delicato processo, il nostro corpo ne inizia un altro ancora piu’ interessante.
Per descrivere cosa ho provato in quei 9 mesi di gravidanza dovrei scrivere per ore ma sintetizzando posso dire la prima cosa che mi viene in mente e che ricordo mi ha colpito tanto quando l’ho letta e cioe’ che quando l’ utero si espande la vescica viene compressa, l’intestino si sposta verso l’alto e anche lo stomaco arriva allo stesso livello ; verso la fine della gravidanza l’ appendice sale fino alle costole e tutto l’ apparato digestivo si alza comprimendo i polmoni.Diciamo che la sensazione provata avrebbe potuto slatentizzare i miei demoni interiori ma fortunatamente ho mantenuto l’equilibrio e avevo anche momenti di lucidita’ quando gli ormoni facevano pausa per 5 minuti. Per circa 7 mesi tutto cio’ che mangiavo era amaro e questo non alleggeriva il mio umore ma la cosa piu’ triste che nessuno mi aveva mai detto era che avrei provato una delle piu’ forti solitudini mai vissute prima.
Perche’? Perche’ la gravidanza non e’ solo un momento di trasformazione per chi resta incinta ma anche per chi ti sta vicino. Non siamo piu’ quelle di prima ma non sappiamo ancora chi siamo. Spesso sento dire dalle pazienti incinte, durante i colloqui, che le loro amiche single sono scomparse senza motivi validi e che cio’ le porta tanta tristezza e solitudine.
Questa solitudine spesso acuisce disturbi psicologici latenti e ci si trova sole di fronte a questa tristezza profonda che non si sa come gestire amplificando, cosi’, il senso di colpa per non avere la giusta presenza mentale per accogliere il figlio che arrivera’.
Ecco, e’ proprio in questa fase che spesso le donne decidono di iniziare un percorso terapeutico, perche’ problemi che venivano nascosti da mille impegni lavorativi , durante il periodo di maternita’ a casa, diventano onde giganti che nemmeno il migliore dei surfisti potrebbe cavalcare.
La motivazione principale che porta le future mamme nello studio dello psicologo e’ l’angosciante responsabilita’ di esssere buone madri e di non far soffrire il piccolo che arrivera’: questo senso di responsabilita’ diventa angosciante perche’ durera’ tutta la vita e non avra’ giorni di ferie o un anno sabbatico, non avra’ orari e non avra’ pause di riflessione.
Sembra tragico tutto cio’? Potrebbe esserlo effettivamente, ecco perche’ sarebbe una cosa molto utile e compassionevole, e lo dico in termini buddhisti, spiegare e condividere i miliardi di pensieri positivi ma soprattutto negativi che potrebbero emergere, allontanando lo spettro del senso di colpa che e’ li dietro l’ angolo ad attendere la futura mammina inconsapevole.
Si, siamo inconsapevoli, perche’ nessuno ci dice che potremmo avere emozioni cosi’ discordanti da spaventare la suocera e nostra madre insieme, e quindi nessuna futura mammina si prende lo spazio per comunicare queste paure e le tiene dentro e i pensieri diventano mostri e i mostri non lasciano vivere in pace.
Ci dicono che le future mamme hanno sorrisi angelici, che si toccano il pancione sorridendo ad ogni sussulto del bambino e che canticchiano felici appena sveglie per dare il buongiorno al piccolino.
Mamme, non e’ sempre cosi’!
Ovviamente cio’ che sto scrivendo non e’ una legge universale, ma da madre posso dire che ancora oggi dopo 5 anni a volte mi chiedo se ho fatto la scelta migliore e non mi vergogno, anzi, la liberta’ che mi do’ nel fare questa domanda mi rende libera anche di amare questa donna/madre incredibile che sono diventata.
La trasformazione se ben accolta puo’ farci diventare dei super eroi, per mio figlio io posso tutto e crede che io non abbia limiti, ancora per poco perche’ presto lo capira’ e vedra’ la realta’ e cioe’ che spesso oscillo tra wonderwoman e una donna in camicia da notte, che non uso ma e’ per creare l’immagine, davanti alla finestra in disturbo post traumatico da stress.
Mi state chiedendo se sono felice di essere madre?
La risposta e’……dipende da che giorno mi trovo, se wonder woman o la donna in camicia da notte, ma una cosa certa la posso dire, non avrei mai, mai immaginato di avere tanta forza, energia, e capacita’ di problem solving ma soprattutto tanto amore.